giovedì 18 ottobre 2012

Movimentare i fascicoli non è un lavoro per donne...


Gent.mo Direttore,
leggo con interesse l'articolo "Regione: se il bando è solo "roba da uomini"...", apparso stamattina su Il Dispaccio, a firma della giornalista Benedetta Malara su una manifestazione d'interesse per la mobilità esterna rivolta ai dipendenti regionali esclusivamente di sesso maschile .
Il pezzo ricostruisce in maniera esaustiva la disciplina antidiscriminatoria nonchè la giurisprudenza (tra l'altro di un caso, quello del Comune di San Giorgio Morgeto, seguito proprio dal mio Ufficio!) in materia di accesso al lavoro e coglie nel segno un problema che sembrerebbe apparentemente superato quale quello delle pari opportunità tra uomini e donne sul lavoro.
Non si può che essere d'accordo sul fatto che l'avviso appaia discriminatorio nei confronti delle donne ed, in tal senso, avevo anche io rilevato tale anomalia e prontamente diffidato, nella qualità di Consigliera Regionale di Parità, il Dipartimento interessato a voler immediatamente annullare l'avviso al fine di correggerlo, con la previsione di candidature di entrambi i generi, e procedere ad una nuova pubblicazione con riapertura dei termini per la presentazione dei curricula.
Sono in attesa di un riscontro, sul quale Vi terrò aggiornati, ma colgo l'occasione per rappresentare come, malgrado l'importante lavoro svolto dalle consigliere di parità, ancora oggi molti concorsi e avvisi di selezione presentino profili discriminatori, ai quali spesso si accompagnano anche prassi indifferenti alle esigenze e specificità femminili. Nel corso del mio mandato, ho potuto constatare come lo stato di gravidanza, ad esempio, sia vissuto con pregiudizio da parte dei datori di lavoro, tanto pubblici che privati, con concorrenti donne escluse dalla graduatoria perchè impossibilitate a presenziare i colloqui orali in quanto coincidenti con il giorno del parto, contratti a termine non prorogati perchè la lavoratrice in astensione obbligatoria e tanti altri casi ancora purtroppo, dove ho assistito legalmente le donne che me lo hanno richiesto e assieme alle quali abbiamo ottenuto importanti sentenze di riconoscimento delle nostre ragioni.
Purtroppo, la giurisprudenza può solo annullare un atto, chiedere la rimozione di un comportamento o una prassi discriminatoria ed, eventualmente, condannare il datore di lavoro al risarcimento dei danni subiti ma non può cambiare il processo culturale che sta dietro le discriminazioni, mentre è compito delle consigliere di parità, anche in sinergia con redazioni giovani e in gamba come la Vostra, quello di lavorare sul cambiamento culturale per rimuovere i pregiudizi e gli stereotipi che condizionano pesantemente il mercato del lavoro locale e interrompere il circuito vizioso che fa generare ancora avvisi di selezione rivolti solo agli uomini.
La Consigliera Regionale di Parità
Stella Ciarletta

Nessun commento: