giovedì 12 febbraio 2009

Convegno "Non ho l'età...Donne, Lavoro ed Età pensionabile..."

Si svolgerà domani a Catanzaro, nella sala consiliare del Comune, il convegno “Non ho l’età… Donne, lavoro ed età pensionabile” promosso dalla consigliera regionale di Parità Stella Ciarletta in collaborazione con il dipartimento Dopes dell’Università “Magna Graecia”. I lavori, che inizieranno alle ore 15,30, saranno introdotti dall’assessore regionale al Lavoro Mario Maiolo e conclusi dal presidente della Regione Agazio Loiero. Le relazioni saranno tenute dai professori Antonio Viscomi, docente di Diritto del Lavoro nell’Ateneo di Catanzaro, e Valeria Maione, docente di Economia nell’Università di Genova. e Genova. Al convegno parteciperanno, tra gli altri, Giuseppe Fragomeni, dirigente generale del dipartimento Presidenza della Regione, Antonio Carnevale, dirigente generale del Dipartimento Lavoro, Antonia Lanucara, presidente della commissione regionale Pari Opportunità, Benedetto Di Iacovo, presidente della commissione calabrese per l’Emersione del lavoro non regolare.
“La recente sentenza della Corte di Giustizia europea che ha condannato l’Italia per non avere ancora adeguato il sistema pensionistico in relazione all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne – ha affermato la consigliera Stella Ciarletta – ha acceso un dibattito a livello nazionale sul tema e sulle possibili conseguenze sia in termini di impatto economico che sociale”.
“Il convegno di domani – ha concluso Ciarletta - offrirà l’occasione per un confronto a livello locale sui temi del welfare e delle politiche attive del lavoro avviate dalla Giunta Loiero in favore delle donne”

lunedì 2 febbraio 2009

La violenza contro le donne e il coraggio della denuncia

a cura di Stella Ciarletta
Consigliera Regionale di Parità
pubblicato su Il Quotidiano del 02 febbraio 2009
La violenza contro le donne non ha razza,non ha età, non riguarda uno specifico territorio, la vediamo scoppiare ovunque con sempre maggiore ferocia e banalità, assumendo molteplici forme, per lo più sommerse.
Quasi ogni giorno leggiamo di stupri, abusi, sfruttamenti, che a volte sfociano tragicamente nell'uccisione della vittima. Malgrado lo sforzo di una parte della politica di farne una questione di sicurezza nelle grandi aree metropolitane, gli ultimi fatti di cronaca ci riportano bruscamente a un fenomeno di diffuso abbrutimento.
Anche la Calabria è diventata, sempre più spesso, scenario di episodi di violenza, da ultimo lo stupro di gruppo di Cassano Jonio, coraggiosamente denunciato dalla giovane vittima rumena. E a questa donna, venuta nella nostra terra per costruirsi un futuro migliore, deve andare la nostra solidarietà per aver avuto il coraggio di denunciare i suoi aguzzini.
Dal suo coraggio dobbiamo imparare tutte e tutti.
Troppe volte, infatti, le violenze rimangono nascoste, per paura delle conseguenze, per vergogna, per sfiducia nella giustizia che non riesce a fornire una risposta tempestiva ed efficace a questi reati. Da un'indagine ISTAT del 2006 risulta che il 90 per cento delle violenze non viene denunciata. E a contraddire la demagogica caccia all'untore di questi giorni, c'è il dato in base al quale solo il 24,8 % delle violenze è per mano di stranieri, mentre nel quasi 70 per cento dei casi l'autore è il partner.
Le donne subiscono più forme di violenza. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica
che sessuale. La maggioranza delle vittime ha subito diversi episodi di violenza. La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner che dal non partner (67,1% contro 52,9%).
Ed ancora più grave è l'assenza di una consapevolezza nelle donne vittime di questi comportamenti:
solo il 18,2% delle donne è consapevole che quello che ha subito è un reato, mentre il 44% lo giudica semplicemente "qualcosa di sbagliato" e ben il 36% solo "qualcosa che è accaduto".
Si può parlare di una emergenza violenze di genere?
L'attuale vuoto istituzionale ha creato un territorio franco per la sottovalutazione del fenomeno, l'indolenza legislativa, grazie alla quale le riforme permangono in una continua ruminazione colitica e affondano sotto i colpi di reciproci emendamenti, ha silenziosamente legittimato uno stato di fatto inquietante dove gli stupri diventano strumento di lotta politica nel periodo elettorale.
Il quadro normativo appare storicamente superato, basti leggere la ley integral spagnola, dove la questione della violenza sulle donne è esplicitamente definita come una questione di fondo per la democrazia e lo stato di diritto, e dove al centro non c'è la vittimizzazione, ma la tutela dei diritti delle donne, della loro libertà. Dobbiamo imparare a ribaltare la prospettiva e riconoscere che non possiamo definirci una vera democrazia sino a quando oltre la metà delle donne italiane dichiara di aver subito una forma di violenza nella propria vita.

domenica 1 febbraio 2009

Obama firma la sua prima legge per l’equità salariale tra i sessi

La prima legge firmata da Barack Obama è un provvedimento sulla parità salariale tra uomini e donne. La legge è ispirata alla lotta perpetrata dalla lavoratrice Lilly Ledbetter, ex dipendente della Goodyear Tire & Rubber Co che poco prima di andare in pensione (dopo quasi 20 anni di lavoro), si rese conto di percepire dall’azienda un salario inferiore del 40% rispetto ai suoi colleghi maschi. La discriminazione fu riconosciuta da un tribunale, ma una sentenza della Corte Suprema (durante l'amministrazione Bush) stabilì che Ledbetter aveva tardato troppo nel presentare la denuncia: l'impiegata avrebbe dovuto presentare la denuncia nell'arco di 180 giorni dalla prima discriminazione subita. La Lilly Ledbetter Fair Pay Act firmato da Obama cancella quella sentenza, grazie alla campagna messasi in moto e a un ampio movimento sociale.
"Nel firmare questa legge – ha detto Obama circondato dal vicepresidente Joseph Biden, dalla Segretario di Stato Hillary Clinton, e dalla stessa Ledbetter -, voglio mandare un segnale chiaro: fare in modo che la nostra economia funzioni significa assicurarsi che funzioni per tutti, che non ci siano cittadini di serie B nei nostri luoghi di lavoro." La legge, denominata appunto la 'Lilly Ledbetter Fair Pay Act', rappresenta una vera e propria vittoria per l'uguaglianza uomo-donna. ''Questo è un giorno meraviglioso, ha detto Obama poco prima di firmare la legge dedicata a Lilly sottolineando ancora una volta l'importanza della parità tra i/le cittadini/e anche e soprattutto nei posti di lavoro.
"Con la firma di questa legge stiamo difendendo uno dei maggiori principi di questa Nazione", ha osservato Obama. "Tutti siamo uguali, e tutti abbiamo il diritto a perseguire la nostra felicità.
Scettici sul provvedimento, alcuni politici repubblicani ed esponenti del mondo degli affari, che, hanno espresso preoccupazione per le misure che, a loro giudizio, potrebbero dare il via a un'esplosione di processi basati su vecchi contenziosi, scoraggiare i datori di lavoro dall'assumere donne, e minare gli sforzi in atto per fronteggiare la recessione.
Pia Locatelli, capodelegazione del Ps a Strasburgo e presidente dell'Internazionale socialista delle donne, nel commentare la firma, ha detto che il presidente Obama ha stabilito un principio che per gli europei è contenuto nei Trattati di Roma firmati oltre mezzo secolo fa".
"Purtroppo però - continua la Locatelli - ancora oggi in Europa la differenza salariale tra uomini e donne è mediamente del 16 % ed é un gap che da anni non si riduce. Dobbiamo congratularci con Obama, che sta dando continui segnali di vero cambiamento nel suo Paese, e ci auguriamo che questo significativo gesto aiuti l'Europa a porre fine a una discriminazione sostanziale che penalizza le donne non solo economicamente - conclude l'esponente socialista - ma anche, ad esempio, nell'utilizzo dei congedi parentali, nei percorsi di carriera e nel riconoscimento della propria professionalita'”.