giovedì 1 ottobre 2009

Il Quotidiano della Calabria 26 settembre 2009

“ Il caso dell Giunta di Taranto: le pari opportunità salvate dalla magistratura?”
E' di questi giorni la notizia che il Tar pugliese, sezione di Lecce, ha accolto il ricorso presentato da un comitato locale che aveva chiesto l'annullamento della composizione della Giunta provinciale di Taranto, perchè composta da soli uomini.
Secondo il giudice amministrativo, infatti, una giunta priva di rappresentanza femminile viola non solo i principi di pari opportunità contenuti nello Statuto e nel Regolamento dell'Ente, ma anche la Costituzione italiana, laddove sancisce, all'art. 51, che “Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”.
E la giunta tarantina è composta di dieci uomini.
Malgrado i continui ricorsi, gli interventi degli organismi di parità, le proposte dell'associazionismo femminile, ad oggi vediamo sfornare giunte locali tutte maschili in barba a qualsiasi principio costituzionale e orientamento internazionale.
Ma non è la prima volta che il Tar viene chiamato a pronunciarsi sulla legittimità di giunte composte da un solo sesso, ricordiamo il precedente del settembre 2008, quando la sezione di Bari accolse il ricorso riguardante la giunta comunale di Molfetta, anche questa senza donne.
Nell'arco temporale di un paio d'anni, la magistratura amministrativa pugliese ha adottato diversi provvedimenti che sembrano, quindi, indicare un orientamento giurisprudenziale di affermazione concreta e applicazione reale dei principi di pari opportunità.
La notizia merita un approfondimento per analizzare il fenomeno sociale e cercare di capire quali segnali possano scorgersi per il futuro delle pari opportunità in Italia.
Innanzi tutto bisogna riconoscere con amarezza come le discriminazioni in politica siano trasversali, la Giunta della Provincia di Taranto è di centro sinistra, sconfessando così quella che dovrebbe essere una vocazione democratica naturale di questa coalizione, basti pensare che il Presidente della Provincia non ha ricevuto dai partiti politici candidature femminile per la composizione dell'esecutivo!
Un altro passo da compiere è quello di utilizzare il potenziale strategico dell'azione giudiziaria di fronte all'inerzia colpevole della parte politica, come donne dobbiamo abbandonare l'atteggiamento snobistico nei confronti di meccanismi di riequilibrio democratico della rappresentanza, volgarmente chiamate quote, e attivarne sempre di più, anche in ambito giudiziario.
In questo senso, concordo con quanto dichiarato dalla Consigliera Nazionale di Parità Alessandra Servidori, la quale vede nell'intervento del tribunale amministrativo un colpo d'acceleratore al processo di attuazione della parità uomo-donna in Italia. Infatti, il nostro apparato normativo non solo prevede la parità ma ne garantisce l'attuazione attraverso una serie di strumenti che dobbiamo imparare ad attivare con maggiore convinzione. E' arrivato il momento di lavorare per l'affermazione dell'uguaglianza di genere anche dentro le aule dei tribunali affinché il diritto diventi giustizia. Il varco aperto dalla giurisprudenza pugliese indica uno scenario inedito, fino ad oggi la politica era rimasta fuori dalle aule dei tribunali, le scelte dei partiti frutto di strategie discrezionali e le giunte locali zone franche dove ogni discriminazione sessuale era possibile. I nostri appelli pubblici rimanevano lettera morta sulle pagine dei giornali, incapaci di produrre un qualsiasi impatto sulla coscienza degli uomini politici, che perlopiù commentavano con toni ilari le nostre istanze. Oggi i giochi stanno cambiando e una magistratura attenta e competente sta accogliendo le istanze che non hanno trovato risposta altrove.
D'ora in poi state in guardia, cari politici, se non volete che la vostra miopia democratica venga sancita da una sentenza del Tar!

Maria Stella Ciarletta
Consigliera Regionale di Parità

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