sabato 27 ottobre 2007

Le donne Saharawi e il loro ruolo nel processo di autodeterminazione

Si è tenuto in data 25 ottobre 2007, presso il Piccolo Auditorium Lamberti di Reggio Calabria, l'incontro - dibattito sul tema Le donne Saharawi e il loro ruolo nel processo di autodeterminazione".

Attraverso l'incontro pubblico organizzato del CRIC - Centro Regionale d'Intervento per la Cooperazione e patrocinato dalla Consigliera Regionale di Parità, avv. Maria Stella Ciarletta, si è inteso far conoscere e sensibilizzare l'opinione pubblica locale circa la reale situazione in cui il popolo Saharawi, e in particolare le donne, vive la sua realtà di nazione in esilio.

La Consigliera Regionale di Parità ha aperto i lavori illustrando all'auditorium, composto in prevalenza da ragazzi e ragazze delle scuole medie reggine, la figura e il ruolo della Consigliera di Parità evidenziando come ancora oggi resistono pregiudizi, stereotipi e discriminazioni nei confronti delle donne.

Per il CRIC - Centro Regionale d'Intervento per la Cooperazione, è intervenuta la dott.ssa Grazia Valenzano coordinatrice dei progetti nei campi Saharawi, che ha illustrato il progetto ZAGHARIT Recupero della cultura Saharawi e rafforzamento delle attività economiche tradizionali” diretto a promuovere il miglioramento degli standard di vita delle donne Saharawi ed il loro sviluppo socio-economico attraverso il sostegno alle organizzazioni economiche autogestite, il miglioramento della qualità della produzione artigianale e il rafforzamento dell’attuale contesto di formazione professionale.

Alla iniziativa hanno preso parte Beida Mohamed Rahal (Segretaria di Stato per i servizi sociali e la promozione della donna) e Suelma Beiruk (Responsabile Relazioni internazionali Unione nazionale Donne Saharawi). Le delegate hanno illustrato le difficili condizioni di vita all'interno dei campi profughi, e le azioni, tutte pacifiche, sinora intraprese nel lungo percorso diretto a conseguire il riconoscimento della autonomia del popolo saharawi.

Ha porto infine i saluti per l'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, la consigliera comunale delegata alle P.O., avv. Giovanna Cusumano.

In chiusura, è stato proiettato un documentario sulla quotidianità del popolo saharawi nei campi profughi allestiti sul territorio algerino e gli sforzi organizzativi per dare vita ad una nazione che non ha uno Stato.

Successivamente, le delegate Beida Mohamed Rahal (Segretaria di Stato per i servizi sociali e la promozione della donna) e Suelma Beiruk (Responsabile Relazioni internazionali Unione nazionale Donne Saharawi), accompagnate da Grazia Valenzano e Manuela Canale per il CRIC e dalla Consigliera Regionale di Parità, Maria Stella Ciarletta hanno incontrato, presso Palazzo Foti, il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, avv. Giuseppe Morabito.

Il Presidente avv. Morabito ha posto in luce la scelta adottata dal popolo saharawi di agire per il riconoscimento dell'indipendenza nel rispetto delle procedure internazionali senza ricorrere alla violenza. Questo fa sì che la causa saharawi possa e debba essere sostenuta anche in virtù di questa “anomalia positiva” che va valorizzata in un contesto di lotte fratricide e violenza che accompagnano generalmente i processi per il riconoscimento delle autonomie dei popoli. In particolare il Presidente ha dichiarato la propria disponibilità a farsi portavoce della causa presso gli enti e le istituzioni anche nazionali deputate a fornire sostegno e soprattutto ha dichiarato la propria disponibilità a intraprendere esperienze di ospitalità per i minori saharawi durante il periodo estivo sulla scorta dell'esperienza già realizzata in altre regioni di Italia quale è quella delle “Vacanze in pace”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ogni lunedì alle medie dovevamo portare una "cronaca" personale o presa dai giornali e discuterla. Un lunedì - e non so perché - portai un pezzo del messaggero che parlava dell'insurrezione nel "Marocco spagnolo" e della lotta tra stati per assicurarsi il territorio ricco di "fosfati". Era il 1975. 32 anni fa. Generazioni che non conoscono e non conosceranno altro che la guerra. Come in palestina, ruanda, congo, angola, corea, timor, colombia, liberia, iraq...