Gent.mo Direttore,
nel leggere la rassegna stampa sul Calabria Pride, ho
apprezzato l’analisi che ha operato con l’articolo “La città i reggini e il gay
pride”.
Io c’ero, come cittadina e madre prima e consigliera
regionale di parità dopo, e ho vissuto le sensazioni che Lei ha descritto. La
gioia disordinata, l’autoironia dei partecipanti e quella domanda insistente
nella testa “Da quanto tempo non si vedeva una manifestazione così imponente e
vitale a Reggio Calabria?”. Devo ammettere che la capacità di accogliere un
evento del genere l’avevo già percepita ed infatti, con la nota di adesione
istituzionale alla manifestazione, avevo espresso tutta la mia fiducia nella
città, che, seppur con le sue contraddizioni, riesce ancora a distinguere
l’autenticità di una manifestazione.
E il Calabria
Pride è stato un evento autentico, che ha ricevuto il rispetto della
cittadinanza, a prescindere dalle convinzioni dei singoli.
Anche sulle assenze istituzionali non posso che
concordare con Lei, la visione del gonfalone solitario della Regione Calabria
faceva a pugni con l’allegria colorata del corteo. Tuttavia vorrei sottolineare
che non esiste solo la Regione della rappresentanza istituzionale: l’Ufficio
della Consigliera Regionale di Parità, che ho l’onore di presiedere, c’era.
Certo io non ho un ruolo di rappresentanza e non avrei mai potuto sfilare sotto
il gonfalone in tale veste, ma da oltre due anni collaboro e sostengo le
attività dell’Arci Gay I Due Mari di Reggio. Da ultimo a maggio ho avuto il
piacere di ospitare il Presidente Lucio Dattola come relatore in un corso sul
diritto antidiscriminatorio.
Sono convinta possa esistere un modo alternativo di
vivere l’Istituzione che vada ai contenuti senza passare dalle sfilate sotto i
gonfaloni, con una nuova umiltà addosso. Ho partecipato con gioia al Calabria
Pride, ero assieme alle mie figlie e Matilde, la nostra cockerina che ha
conquistato anche le pagine dei giornali grazie alla maglietta rainbow
indossata.
L’ho fatto senza pensare “Ma mi si nota di più se dico
che sono contro i matrimoni gay o se li sostengo?”, l’ho fatto perché credo nei
diritti civili e nelle persone ed è stata una emozione nuova abbracciare gli
amici mano a mano che si camminava e alla fine ritrovarmi a ballare nell’Arena
dello Stretto.
Infine voglio ricordare che l’ArciGay è riuscita a
organizzare tutto questo, riempiendo l’Arena di persone fino all’inverosimile,
senza nessun contributo pubblico, ma con
l’autofinanziamento, la vendita dei gadget e il sostegno spontaneo delle
persone. Mi sembra sia un buon esempio per le istituzioni, non crede?
Stella
Ciarletta
*Consigliera
Regionale di Parità
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