domenica 15 luglio 2012

Il marito violento è ignorante? Merita una pena più mite


Se il marito è violento perché geloso e anche un po'ignorante, il giudice deve essere un po' più comprensivo nel calcolare la meritata pena.
A tracciare il profilo del maltrattatore in famiglia, con tutto ciò che ne consegue in termini di espiazione, è la Corte di cassazione (28111/12) che, annullando la sentenza contro un cittadino sudamericano di 48 anni, invita i colleghi dell'Appello di Napoli a contestualizzare i comportamenti del capofamiglia con la mano pesante.
La questione posta dall'imputato, condannato a 2 anni e sei mesi dopo la derubricazione del tentato omicidio in "semplici" maltrattamenti in famiglia, è semplice nella sua arditezza: perché contestare l'aggravante dei futili motivi a un uomo che ha la gelosia nel suo dna socio/cultural/ambientale? E i giudici gli hanno dato ragione.
I futili motivi ricorrono solo quando «la determinazione criminosa sia stata causata da uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità del reato da apparire, secondo il comune sentire, assolutamente insufficiente a provocare l'azione criminosa» tanto da sembrare addirittura un «mero pretesto» per fare del male.
Nel valutare questi parametri, inoltre, si deve tenere conto di con chi si ha a che fare, cioè «delle connotazioni culturali del soggetto giudicato, del contesto sociale e del particolare momento in cui il fatto si è verificato, nonché dei fattori ambientali che possono avere condizionato la condotta criminosa». Tradotto nel caso specifico: la gelosia non è un'aggravante, quindi la pena deve scendere di qualche mese. Come dire, da «tentato omicidio» a «buffetto giustificato».


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