sabato 4 dicembre 2010

Sì della Camera alle quote rosa nei CdA, ora la palla passa al Senato

La Commissione Finanze della Camera ha approvato il Disegno di legge sulle quota rosa, che garantisce alle donne un terzo dei posti nei Consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate in Borsa. L’aula aveva già dato l’assenso all’esame in sede legislativa e ieri la commissione ha dato l’ok al provvedimento, che ora passa al Senato.
Se approvato, il disegno di legge introdurrà un principio di riequilibrio di genere in seno ai criteri di elezione dei Consigli di Amministrazione delle società quotate in borse e partecipate pubbliche.
Verrà aggiunto un comma al Testo Unico sulla intermediazione finanziaria con il quale si richiederà che lo statuto delle società preveda che il riparto degli amministratori da eleggere sia effettuato garantendo un terzo dei posti al genere meno rappresentato.
La regola introdotta varrà per tre mandati consecutivi e, in caso di inadempimento, comporterà il decadimento degli organi eletti.
Il Disegno di legge, a firma bipartisan delle parlamentari Lella Golfo (PdL) e Alessia Mosca (PD), vuole ovviare agli ostacoli obiettivi che le professioniste incontrano ancora oggi ad entrare nella "stanza dei bottoni": malgrado i sempre più prestigiosi risultati all'università, le statistiche della Commissione europea posizionano il nostro Paese ventinovesimo (su trentatré Paesi censiti) per numero
di donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa (con il 4 per cento degli amministratori, contro una media dell’Unione europea a ventisette membri dell’11 per cento) seguito solo da Malta, Cipro, Lussemburgo e Portogallo.
Secondo quanto riportato nella relaazione del progetto di legge, la European Professional Women’s Network, che ogni due anni esamina la composizione dei consigli di amministrazione delle trecento società maggiori in Europa, annovera l’Italia, insieme al Portogallo, tra i Paesi ritardatari nella promozione di pari opportunità ai vertici aziendali.
La ineluttabilità dei dati e l'importanza del tema hanno determinato le parlamentari di maggioranza e opposizione, Golfo e Mosca, a presentare un'unica proposta di legge,e questo gesto va apprezzato e letto come esempio di trasversalità nell'impegno per la introduzione di meccanismi normativi e vincolanti per favorire pari opportunità reali per le lavoratrici.
A tutti quelli che si indignano di fronte alla introduzione di quote in questo ed in altri contesti (elettorali in primis!!) rispondo sottolineando come lo strumento della riserva di un terzo di posti nei cda è temporalmente limitata a tre mandati. L'obiettivo della legge è quello di introdurre un meccanismo di riequilibrio determinato nel tempo, e per una durata sufficiente a cambiare le regole del gioco, rompere i pregiudizi e superare definitivamente gli ostacoli alla carriere femminile.
Dopo il termine dei tre mandati, il sistema dovrebbe essersi adeguato e aperto alle presenza di entrambi i generi. Dico, allora, che non importa quanti storcono il naso oggi, le quote sono diventate una impellente necessità in una società troppo squilibrata su un genere e incapace di valorizzare quell'enorme capitale umano rappresentato dalle lavoratrici.L'augurio è che l'esempio nazionale spinga e solleciti anche il legislatore calabrese verso una riforma della legge elettorale inclusiva delle risorse femminili. Non si può rimanere indifferenti di fronte a un Consiglio Regionale composto da cinquanta consiglieri uomini. Siamo l'unica regione italiana priva di una rappresentanza politica femminile, e non è un dato di cui essere orgogliosi. Come Consigliera di Parità avevo già proposto in occasione della precedente competizione elettorale, l'introduzione del meccanismo della doppia preferenza. Ma non ricevette il consenso dell'aula consiliare. Oggi, assieme alle amiche consigliere di parità, alla Commissione Regionale Pari Opportunità, alle associazioni femminili e tutte le donne calabresi riprendiamo il lavoro e chiediamo nuovamente al Consiglio Regionale l'introduzione di una democrazia paritaria in Calabria.

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