mercoledì 3 marzo 2010

Anna e le altre che portano macigni

Ho seguito con attenzione e pudore il dibattito aperto in questi giorni, con la solita maestria, da Anna Rosa Macrì sulle pagine del Quotidiano della Calabria.
Con attenzione e pudore, perchè il tema della violenza contro le donne mi appartiene come donna e come tale ferisce, ogni volta, come se fosse accaduto a me di essere stuprata. E accanto al dolore c'è il pudore, sentimento fuori moda nell'epoca delle escort, di non voler sporcare la storia fragile di una ragazza violata con la retorica delle istituzioni e della politica, con la liturgia stanca dei comunicati stampa per farsi vedere, avere la foto sui giornali e guadagnarsi l'etichetta di “donna impegnata”.
Ma anche il silenzio può diventare retorica, ho avuto la sgradevole sensazione di correre il rischio di lasciar banalizzare un problema grave quale quello della violenza sessuale per farlo degradare a semplice fatto di cronaca. Invece tale non è e se, al giorno d'oggi, esistono ancora uomini che ritengono di poter abusare di una minorenne, non importa se a San Martino di Taurianova o in pieno centro città. La società calabrese è arretrata, non abbiamo fatto abbastanza per prevenire, sensibilizzare e promuovere una cultura del rispetto e dei diritti, e da questa responsabilità non si salva nessuno, nessuno può dire di non sapere, di non conoscere, solo perchè vive due isolati più in là o le sue figlie sono state più fortunate.
Ed il silenzio di buona parte delle istituzioni è grave, forse travolti dalla querelle elettorale, i nostri politici dimenticano, o meglio ignorano la piaga orrenda della violenza, relegandola alle tribune femministe e agli organismi di parità.
Non è così, la violenza di genere rientra tra i temi che devono essere oggetto di interventi attivi di politiche sociali, assumendo un ruolo centrale per capovolgere la condizione femminile, e trasformare il ruolo della donna da soggetto prevalentemente debole e inattivo sul lavoro a protagonista principale del cambiamento in Calabria.
Sono consapevole che un processo sia stato avviato nella nostra Regione, due anni fa è stata approvata la legge regionale n. 20 di “promozione e sostegno di centri antiviolenza e delle case di accoglienza per donne in difficoltà”, grazie alla quale nel 2009 sono stati finanziati i primi otto centri antiviolenza in Calabria; il Piano Regionale del lavoro ha previsto specifiche misure in favore dell'imprenditoria femminile e della conciliazione vita/lavoro, sono stati erogati incentivi per favorire l'assunzione di lavoratrici da parte delle aziende, stanziati fondi per creare asili nido comunali. Questi interventi hanno un valore economico non indifferente, pari ad oltre 60 milioni di euro, mai prima d'ora in Calabria si era investito tanto sulle donne, e questo si deve avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo.
Ma non basta.
Quello che le donne (e buona parte degli uomini) chiedono alle istituzioni ha un valore aggiunto non quantificabile in euro, ed è la condanna ferma della violenza di genere, l'impegno reale, fuori da convegni e passerelle, a intervenire per programmare una politica di sistema a lungo termine.
Il tema della violenza richiede un approccio di gender mainstreaming, un sistema complesso, a coordinamento regionale, che preveda una pluralità di interventi multilevel al fine di avviare un reale percorso di cambiamento culturale e sociale.
E' necessario costruire una Rete regionale contro la violenza, che parta dalla scuola, educando i bambini a riconoscere e rispettare le differenze, e segua il cittadino nel suo percorso di integrazione sociale; è necessario prevenire i fenomeni violenti, rafforzando il ruolo dei Centri che quotidianamente ascoltano donne in difficoltà; è necessario creare strutture adeguate per accogliere le vittime che vogliano uscire da contesti violenti e costruire percorsi di politiche attive del lavoro per favorire scelte di autonomia lavorativa ed economica.
E' questo l'impegno che le istituzioni dovrebbero assumere, la lotta alla violenza come strategia per il cambiamento in Calabria.
Chiedo agli uomini di condividere il peso che da sempre le donne portano da sole.
Avv. Stella Ciarletta

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