La recente presentazione della proposta di progetto di legge sulla doppia preferenza in materia elettorale da parte della Commissione Regionale Pari Opportunità, organismo di cui mi onoro essere componente di diritto, impone nuovamente il tema della rappresentanza femminile in Calabria all'attenzione del dibattito politico locale.
Condivido la strategia istituzionale adottata dalla Presidente Cusumano di coinvolgere le parti sociali, gli organismi di parità e tutte le associazioni femminili in questa importante battaglia di civiltà. Malgrado, infatti, la presenza delle donne negli organismi elettivi locali sia veramente marginale, ad oggi la classe politica è rimasta perlopiù indifferente a questo tema, se non per qualche sporadica iniziativa.
La speranza è che agli appelli che lanciamo da anni e che ostinatamente continuiamo a lanciare, coinvolgendo le amiche dei partiti, dei sindacati, del mondo associazionistico e tutte, ma proprio tutte, le donne calabresi che credono sia arrivato il momento di cambiare le regole del gioco in politica, prima o poi rispondano anche gli uomini.
Mi piacerebbe aprire i giornali e trovare gli interventi di decine di politici, consiglieri regionali, parlamentari, uomini delle istituzioni che offrono il loro contributo, discutono, organizzano convegni e seminari sul tema della rappresentanza paritetica, e oltretutto mi piacerebbe vederglielo fare assieme alle donne.
Deve essere chiaro che la presentazione di un progetto di legge sulla doppia preferenza non è una richiesta di quote rosa, niente di più sbagliato. L'obiettivo è perseguire una democrazia paritetica reale, e per farlo è necessario un processo di metabolizzazione del pensiero femminile in seno al procedimento legislativo, l'integrazione della dimensione di genere nei circuiti politici e sociali preliminari alla stesura di un più ampio programma politico.
Altrimenti scatta un cortocircuito intellettuale in base al quale “le donne non ci sono in consiglio regionale perchè non si vogliono candidare”. Il luogo comune prende il sopravvento per giustificare una classe politica discriminatoria, autoreferenziale, che guarda alle donne come interlocutore di secondo livello.
La partecipazione attiva delle donne passa, quindi, da un coinvolgimento più ampio delle stesse sul tema della riforma elettorale, laddove ogni sistema di voto potrebbe anzi dovrebbe garantire la equilibrata partecipazione di candidati uomini e donne, sia che si discuta di sistema maggioritario che di proporzionale, di elezioni regionali o del Parlamento, imparando a declinare il “pensiero politico” al femminile.
A livello nazionale, già da tempo è aperto il dibattito su come costruire un sistema elettorale women friendly, che introduca azioni positive, qualunque sia il sistema elettorale di riferimento, accompagnate da misure di sostegno alle candidate e la cosiddetta “par condicio di genere” per la parità nell’accesso ai mezzi di informazione. Fondamentale è inoltre la fissazione di criteri per la selezione delle candidature e il divieto di candidature multiple nel caso delle elezioni politiche, meccanismi che, se applicati alle candidature di uomini e donne, ridurrebbero alcune delle cause che hanno nel tempo consolidato una “dannosa oligarchia maschile nelle assemblee elettive”, secondo la definizione della costituzionalista Carlassare, la quale propone, ad esempio, il maggioritario uninominale dove ogni partito, gruppo di cittadini, coalizione o polo, presenta nel collegio uninominale due candidature abbinate, sicché è indifferente ai fini della vittoria sulle formazioni avversarie che i voti siano dati all’una o all’altro: il seggio, infatti, sarà vinto dalla coppia i cui voti sommati superino quelli delle altre coppie in competizione. All’interno della coppia vincitrice, il seggio andrà poi al candidato o alla candidata che avrà ottenuto più voti dell’altro.
E come questa esistono altre proposte attorno alle quali è aperto un importante dibattito nazionale, tutte imperniate sul principio che qualsiasi sistema elettorale debba essere women friendly con meccanismi includenti le candidature femminili.
Il mio augurio è che la campagna di raccolta delle firme per la presentazione del progetto di legge sia l'occasione per avviare una stagione di confronto vero anche in Calabria, dove il cambiamento culturale non potrà che favorire il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle donne, determinando un processo irreversibile di valorizzazione di un capitale umano ad oggi sottoutilizzato e una inestimabile crescita sociale.
La Consigliera Regionale di Parità
Stella Ciarletta
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