dL’introduzione della doppia preferenza di genere,
cioè della possibilità di votare due candidati di sesso diverso, alle ultime
elezioni amministrative ha destato un interesse tiepido nel dibattito politico,
tanto nazionale che locale. Ad esclusione dell’impegno profuso dagli organismi
di parità territoriali, che hanno sistematicamente diffuso la novità, i partiti
sono rimasti silenziosi su questa importante novità legislativa.
Eppure proprio in una regione del Meridione come la
Calabria, maggiore dovrebbe essere sentita l’urgenza democratica di una
pressoché totale assenza delle donne nelle assise pubbliche; se a livello
nazionale, infatti, le sindache rappresentano solo il 13% del totale, da noi si contano sulle dita di una mano e
quelle poche incontrano non poche ostilità in termini di riconoscimento e
legittimazione.
Ma quale è stato l’impatto della preferenza di genere
nell’ultima tornata elettorale nei Comuni italiani?
Roma è l’esempio più lampante di un trend che modifica
significativamente lo scenario: le consigliere sono passate da due a 15 su 48,
rappresentando oggi il 30 percento dei consiglieri.
Ma il dato più interessante è quello relativo alle
preferenze raccolte dalle singole elette, le quali prendono più voti degli
uomini, come a dire che la novità e la qualità delle candidature viene
premiata.
Tutti questi elementi vanno letti tenendo conto di
alcuni aspetti: il primo è che quest’anno in tutti i consigli comunali sono
stati tagliati i numeri dei seggi, determinando un aumento della soglia di
“concorrenza” che ha favorito comunque le candidature femminili. Il secondo
riguarda la bassa percentuali di cittadini che hanno optato per la doppia
preferenza, essendo una scelta facoltativa e non obbligatoria dell’elettore
quella di esprimere due voti.
Quindi, malgrado il boicottaggio comunicativo e
politico, la doppia preferenza ha preso piede e si tratta di un processo
irreversibile, che vede come passo successivo l’estensione dello strumento
anche nella riforma elettorale nazionale e regionale.
Se la Corte Costituzionale prima e il legislatore dopo,
con la legge 215 entrata in vigore nel 2012, hanno stabilito che la doppia
preferenza è indispensabile per la realizzazione di una piena democrazia
paritaria a livello nazionale e locale, appare una apodissi che essa lo sia
anche a livello regionale.
E non esistono più alibi per i consiglieri regionali
vari a rallentare l’iter consiliare che porta la proposta di legge in aula, né
per scaricare sull’altra parte le responsabilità della mancata approvazione.
Oltre settemila persone hanno sottoscritto una
proposta di legge regionale in tal senso, ed è dovere dei consiglieri
rispettare questa volontà popolare, innanzitutto completando il percorso che
porterà il testo in aula. Nel frattempo, spetta a noi donne monitorare il
lavoro del consiglio regionale e spronare la politica; ogni silenzio o
sottovalutazione, in questo momento, si trasformerebbe in una comoda scusa per
quei consiglieri che potrebbero affermare “ma se neanche le donne ci credono!”
e, di conseguenza, affossare il destino del testo. Invece, dobbiamo continuare
a tenere l’attenzione viva su questo tema e partecipare tutte al dibattito che
potrebbe cambiare definitivamente il volto della politica in Calabria.
La
Consigliera Regionale di Parità
Stella
Ciarletta