venerdì 26 ottobre 2012

Il Governo approva il regolamento sulle quote rosa nei CdA delle società pubbliche

La consigliera regionale di parità Stella Ciarletta esprime apprezzamento per l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, in data odierna, in via definitiva, del regolamento sulle “quote rosa” nei consigli di amministrazione e di controllo delle società pubbliche costituite in Italia (cfr. comunicato stampa n. 41 del 3 agosto 2012).
È utile ricordare che la legge 120 del 2011 ha stabilito che nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate in mercati regolamentati almeno un terzo dei membri debba appartenere “al genere meno rappresentato” e che per il primo mandato di applicazione della legge la quota deve essere pari almeno a un quinto. Come noto, sulle società quotate è già stato adottato dalla Consob l’apposito regolamento (Cfr. delibera Consob n. 18098/2012).
L’articolo 3 della legge estende, inoltre, la disciplina sulla parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo anche alle società pubbliche costituite in Italia, non quotate in mercati regolamentati, e rinvia ad un successivo regolamento la definizione dei relativi termini e modalità di applicazione.
L’approvazione del regolamento di attuazione dell’articolo 3 della legge da parte del Consiglio dei ministri consente di disciplinare in maniera uniforme, per tutte le società interessate, la vigilanza sull’applicazione della stessa, le forme e i termini dei provvedimenti e le modalità di sostituzione dei componenti decaduti.
Le nuove regole consentono alle singole società a controllo pubblico di modificare i propri statuti per assicurare l’equilibrio tra i generi. L’equilibrio si considera raggiunto quando il genere meno rappresentato all’interno dell’organo amministrativo o di controllo ottiene almeno un terzo dei componenti eletti.
In ragione del criterio di omogeneità con le società quotate, si stabilisce che l’obbligo di presenza di almeno un terzo del genere meno rappresentato divenga efficace dal primo rinnovo degli organi sociali successivo all’entrata in vigore del regolamento e per tre mandati consecutivi.
Per assicurare la gradualità dell’applicazione del principio, si stabilisce che per il primo mandato al genere meno rappresentato va riservata una quota apri ad almeno un quinto degli amministratori e sindaci eletti.
Il monitoraggio e la vigilanza sull’attuazione del regolamento è affidata alla Presidenza del Consiglio – Ministro delegato per le pari opportunità. A tal fine le società sono tenute a comunicare la composizione degli organi sociali e le eventuali variazioni in corso di mandato. Inoltre, per garantire un controllo “diffuso”, a chiunque vi abbia interesse è data la possibilità di segnalare situazioni non conformi alle nuove norme. Qualora, a seguito di diffida formale, la società non ripristini tempestivamente l’equilibrio tra i generi, la sanzione è la decadenza dell’organo sociale interessato.

venerdì 19 ottobre 2012

Incentivi per assunzioni donne e giovani


 E’ stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 243 del 17 ottobre 2012, il decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con cui si stanziano circa 230 milioni di euro per l’assunzione di donne e giovani.
Proprio al fine di promuovere, in via straordinaria, l’occupazione dei giovani e delle donne, il Ministero del Lavoro ha attivato il Fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione, individuando, per l’anno 2012 e 2013, gli interventi straordinari in favore dei giovani e delle donne.
Assunzione donne e assunzione giovani: quali sono gli incentivi
Il Fondo ha il compito di finanziare una serie di misure, intese come incentivi all’assunzione, volte a favorire l’assunzione di giovani e donne, in un momento cruciale per la nostra economia come quello attuale.
Tali misure si sostanziano da una parte in incentivi alla trasformazione dei contratti a tempo determinato, di giovani e di donne, in contratti a tempo indeterminato, nonchè all’incentivazione delle stabilizzazioni, con contratto a tempo indeterminato, di giovani e di donne, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, anche nella modalità di progetto o delle associazioni in partecipazione con apporto di lavoro;
incentivi per ogni assunzione a tempo determinato di giovani e di donne con orario normale di lavoro, con incremento della base occupazionale.
In particolare viene riconosciuto un importo pari a 12.000 euro in caso di trasformazione di un contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato, ovvero per ogni stabilizzazione di rapporti di lavoro nella forma di collaborazioni coordinate e continuative anche nella modalità di progetto o delle associazioni in partecipazione con apporto di lavoro. Tali forme di stabilizzazione dovranno riferirsi a contratti di lavoro in essere ovvero cessati da non più di sei mesi e mediante la stipula di contratti a tempo indeterminato, anche a tempo parziale.
Sono inoltre previsti incentivi per le assunzioni di giovani e donne a tempo determinato, la cui misura varia in relazione alla durata del rapporto di lavoro. In particolare il valore del contributo è stabilito nella misura di 3.000 euro per contratti di lavoro di durata non inferiore a 12 mesi; nella misura di 4.000 euro se la durata del contratto supera i 18 mesi e, da ultimo, nella misura di 6.000 euro per i contratti aventi durata superiore a 24 mesi.
L’INPS, cui è affidata la gestione della misura, corrisponderà gli incentivi in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande ed entro il limite delle risorse disponibili (come detto sopra, di oltre 230 milioni di euro), attraverso modalità telematiche che saranno attivate al più presto e consentiranno ai datori di lavoro di avere facile accesso allo strumento appena adottato.

giovedì 18 ottobre 2012

Movimentare i fascicoli non è un lavoro per donne...


Gent.mo Direttore,
leggo con interesse l'articolo "Regione: se il bando è solo "roba da uomini"...", apparso stamattina su Il Dispaccio, a firma della giornalista Benedetta Malara su una manifestazione d'interesse per la mobilità esterna rivolta ai dipendenti regionali esclusivamente di sesso maschile .
Il pezzo ricostruisce in maniera esaustiva la disciplina antidiscriminatoria nonchè la giurisprudenza (tra l'altro di un caso, quello del Comune di San Giorgio Morgeto, seguito proprio dal mio Ufficio!) in materia di accesso al lavoro e coglie nel segno un problema che sembrerebbe apparentemente superato quale quello delle pari opportunità tra uomini e donne sul lavoro.
Non si può che essere d'accordo sul fatto che l'avviso appaia discriminatorio nei confronti delle donne ed, in tal senso, avevo anche io rilevato tale anomalia e prontamente diffidato, nella qualità di Consigliera Regionale di Parità, il Dipartimento interessato a voler immediatamente annullare l'avviso al fine di correggerlo, con la previsione di candidature di entrambi i generi, e procedere ad una nuova pubblicazione con riapertura dei termini per la presentazione dei curricula.
Sono in attesa di un riscontro, sul quale Vi terrò aggiornati, ma colgo l'occasione per rappresentare come, malgrado l'importante lavoro svolto dalle consigliere di parità, ancora oggi molti concorsi e avvisi di selezione presentino profili discriminatori, ai quali spesso si accompagnano anche prassi indifferenti alle esigenze e specificità femminili. Nel corso del mio mandato, ho potuto constatare come lo stato di gravidanza, ad esempio, sia vissuto con pregiudizio da parte dei datori di lavoro, tanto pubblici che privati, con concorrenti donne escluse dalla graduatoria perchè impossibilitate a presenziare i colloqui orali in quanto coincidenti con il giorno del parto, contratti a termine non prorogati perchè la lavoratrice in astensione obbligatoria e tanti altri casi ancora purtroppo, dove ho assistito legalmente le donne che me lo hanno richiesto e assieme alle quali abbiamo ottenuto importanti sentenze di riconoscimento delle nostre ragioni.
Purtroppo, la giurisprudenza può solo annullare un atto, chiedere la rimozione di un comportamento o una prassi discriminatoria ed, eventualmente, condannare il datore di lavoro al risarcimento dei danni subiti ma non può cambiare il processo culturale che sta dietro le discriminazioni, mentre è compito delle consigliere di parità, anche in sinergia con redazioni giovani e in gamba come la Vostra, quello di lavorare sul cambiamento culturale per rimuovere i pregiudizi e gli stereotipi che condizionano pesantemente il mercato del lavoro locale e interrompere il circuito vizioso che fa generare ancora avvisi di selezione rivolti solo agli uomini.
La Consigliera Regionale di Parità
Stella Ciarletta

mercoledì 17 ottobre 2012

Convocato Osservatorio Pari Opportunità OUA - Napoli, 26 ottobre 2012 - ore 11.30


Il Presidente dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura, avv. Maurizio De Tilla e la Coordinatrice della Commissione per le Pari Opportunità dell’OUA, avv. Clemi Tinto, invitano tutte le componenti e i componenti dei Comitati per le Pari Opportunità costituiti e costituendi presso ciascun Ordine a venire a Napoli, presso l’Hotel Royal Continental, via Partenope 38/44, il giorno 26 ottobre alle ore 11,30 per la riunione dell'Osservatorio per le Pari Opportunità costituito presso l'Organismo Unitario dell'Avvocatura.
L'invito è esteso a chiunque sia interessato a partecipare e sarà l'occasione per un incontro nel quale scambiare idee, buone prassi e formulare proposte concrete per il superamento degli ostacoli che ancora esistono per il raggiungimento di una parità sostanziale nell'esercizio della professione forense; in particolare in vista del Congresso Nazionale Forense si propongono i seguenti argomenti:
- confronto sui risultati delle ultime elezioni COA
- valutazione in ordine alla predisposizione di una eventuale mozione da presentare al Congresso.

martedì 16 ottobre 2012

L’IMU la paga il coniuge assegnatario




La disciplina dell’IMU ha introdotto importanti novità in merito alla casa familiare assegnata ad uno dei coniugi (quasi sempre la madre con i figli) a seguito di separazione. Mentre in regime di ICI, tenuto al pagamento era il coniuge proprietario – più spesso il padre – il pagamento dell’IMU spetta invece al coniuge assegnatario.
Abbiamo chiesto un chiarimento al nostro socio dott. Pietro Mastropasqua, della Società di consulenza tributaria e societaria MTEA di Roma. Questa la gentile risposta:
Soggetti passivi dell’IMU sono individuati dall’art. 9, comma 1, del D. Lgs. 14 marzo 2011, n. 23, in base al quale il presupposto per l’applicazione dell’IMU è il possesso degli immobili di cui all’art. 2 del D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504. Tale previsione comporta che se l’immobile è gravato da un diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie, il soggetto passivo cui compete il versamento dell’imposta è il soggetto titolare di tale diritto.
Per l’assegnazione della casa coniugale al coniuge, l’art. 4, comma 12-quinquies, D.L. 2 marzo 2012, n. 16, statuisce che, ai soli fini IMU, “l’assegnazione della casa coniugale all’ex coniuge, disposta a seguito di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, si intende in ogni caso effettuata a titolo di diritto di abitazione”.
In tali casi, pertanto, soggetto passivo obbligato al versamento dell’imposta e a all’assolvimento degli obblighi IMU è il coniuge assegnatario, anche se lo stesso non è titolare, nemmeno pro quota, di diritti di proprietà o di diritti reali sull’immobile. L’assegnatario potrà fruire delle agevolazioni previste per l’abitazione principale, ovvero dell’aliquota ridotta, della detrazione base e della maggiorazione di euro 50 per ogni figlio convivente di età non superiore a 26 anni.
Per quanto concerne il coniuge non assegnatario, proprietario o titolare di diritti reali sull’immobile, egli non dovrà assolvere alcun onere ai fini IMU e, nel caso in cui risulti proprietario di altro immobile situato nello stesso Comune che costituisca abitazione principale, su tale immobile potrà fruire del regime agevolato.    

lunedì 15 ottobre 2012

Corso "Comunicazione, Leadership e Gestione delle risorse umane" per avvocate


Consiglio Nazionale Forense 
Commissione per le pari opportunità 
Comunicazione, Leadership e Gestione delle risorse umane
Percorso di informazione e formazione per Avvocate Presidenti, Segretarie, Tesoriere
dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati
Giornate formative Venerdì mattina e pomeriggio Sabato mattina

Venerdì 9 novembre 2012 ore 10,00 13,00 (MODULO COMUNICAZIONE)

Comunicazione, Comportamenti e Programmazione Neurolinguistica (PNL)
La gestione della comunicazione interna all’organizzazione:
 metodi, strumenti e tecniche 
I principi del marketing strategico

Venerdì 9 novembre 2012 ore 14,00 18,00 (MODULO LEADERSHIP)

Leadership: modelli, ruoli, funzioni, caratteristiche
Leadership e principi di TQM (Total Quality Management) 
Il Marketing operativo: le 7P
Esercitazione e/o testimonianze

Sabato 10 novembre 2012 ore 9,30 13,30 ( MODULO GESTIONE RISORSE UMANE)

Problem solving e decision making
 La gestione delle risorse umane: metodi, strumenti e tecniche
Comunicare con gli Stakeholders  il caso del CdO Dottori Commercialisti di Venezia
Percorsi personali / test/ Esercitazione


Docenti esterni 
Avv. Giovanna StumpoEsperta di Organizzazione e Marketing 
Dr. Giulia Picchi - Consulente di marketing, comunicazione e sviluppo del business 
Dr. Tiziana Di Censo - Consulente Comunicazione CNF - PGConsultants
  Dr. Alessandra Cabras - Psicologa del Lavoro

Commissione Pari Opportunità
Susanna Pisano, Aurelia Barna, Stella Ciarletta, Sabina Giunta, Rosa Ierardi, 
Ilaria Li Vigni, Daniela Mammarella, Claudia Romanelli, Antonella Roselli

Il presente corso è destinato a 50/60 avvocate che ricoprono cariche negli Uffici di Presidenza dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati. Qualora il numero delle adesioni sia di gran lunga superiore ci si riserva di organizzare una seconda edizione del corso. Si tratta infatti della prima edizione di un progetto che la Commissione P.O. del CNF intende realizzare declinando gli argomenti in base al target delle partecipanti, al fine di sviluppare le necessarie competenze professionali cd. trasversali. Dopo le Colleghe che ricoprono cariche nei COA, sono previste 4 edizioni da svolgersi la prossima primavera nelle macro-aree (Nord-Est, Nord-Ovest, Centro, Sud e Isole) e destinate alle Consigliere dei COA e alle componenti dei Comitati Pari Opportunità.
Il corso si terrà presso la sede del Consiglio Nazionale Forense in Roma Via del Governo Vecchio n.3.
Le adesioni dovranno pervenire alla Segreteria della Commissione P.O. entro il 30 ottobre 2012 via mail all’indirizzo: avvdebonis@virgilio.it
Le adesioni che non verranno riscontrate si intendono confermate


giovedì 11 ottobre 2012

L' approvazione della Doppia Preferenza al Senato è una conquista a metà

Concluso l'iter piuttosto lungo in commissione Affari Costituzionali, il 10 ottobre il Senato ha approvato con modifiche il Disegno di Legge  sulla doppia preferenza di genere (AS n. 3290), contenente norme a favore della parità nelle giunte e nei consigli degli enti locali e delle regioni.
Il testo dovrà tornare nuovamente alla Camera, a seguito degli emendamenti apportati, ma ieri , malgrado l'approvazione del DDL con 148 voti favorevoli, 60 contrari e 30 astenuti,  il Senato si è spaccato con un PDL decisamente contrario.
Il leghista Sergio Divina , a capo dei 30 astenuti, ben sapendo che l'astensione a Palazzo Madama vale voto contrario - ha spiegato che "il mondo femminile è in gran parte disinteressato alla politica", e che "se noi forzosamente imponiamo alle donne di dover partecipare alla vita democratica, violiamo il principio di meritocrazia". 
Ecco, quando si discute in aula cade giù la maschera degli uomini politici ed emerge il loro vero volto antidemocratico e impregnato di pregiudizi comodi nei confronti delle donne pur di salvaguardare la poltrona!I
quIl leghista Sergio Divina - che ha guidato la pattuglia dei 30 astenuti, ben sapendo che l'astensione a Palazzo Madama vale voto contrario - ha spiegato che "il mondo femminile è in gran parte disinteressato alla politica", e che "se noi forzosamente imponiamo alle donne di dover partecipare alla vita democratica, violiamo il principio di meritocrazia". 
Ma quali sono le novità che introdurrebbe la legge, che tanto spaventano i  90 senatori?
La legge approvata ieri - se nonostante i propositi bellicosi del centrodestra riuscirà a superare l'ultimo esame della Camera - andrà applicata dalle prossime elezioni. Prevede che nelle liste dei candidati alle comunali nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore ai due terzi. E che, qualora non sia così, la lista venga ridotta cancellando i nomi dei candidati appartenenti al genere più rappresentato. In caso di violazione di questo principio, nei comuni sopra i 15mila abitanti, la lista decade. I paesi più piccoli sono stati salvaguardati dalla sanzione più dura perché lì decadrebbe anche il sindaco. C'è poi la possibilità di esprimere due preferenze, invece che una, per i candidati a consigliere comunale, a patto che si tratti di un uomo e di una donna. In caso contrario, si annulla la seconda preferenza. 
Niente di particolarmente diverso da quello che succede da anni in moti altri Paesi europei dove la rappresentanza femminile è pari al 40 percento mentre da noi è ferma al 20 percento in Parlamento e proporzionalmente più bassa presso le Regione ed Enti Locali.
La Consigliera Regionale di Parità 
Maria Stella Ciarletta

lunedì 1 ottobre 2012

La sentenza del TAR di Reggio Calabria e le Giunte fuori legge, facciamo il punto


La recente sentenza del Tar di Reggio Calabria, con la quale il collegio ha annullato la Giunta del Comune di Melito Porto Salvo per violazione dei principi costituzionali in materia di pari opportunità e rappresentanza di genere, merita un approfondimento per alcuni principi chiave e innovativi che stanno prendendo piede nella recente giurisprudenza amministrativa.
I fatti che hanno determinato la ricorrente ad impugnare la composizione della Giunta sono sempre gli stessi in questi casi, il Sindaco ha nominato assessori tutti di uno stesso genere, ignorando il risultato elettorale di una dei consiglieri eletti e ancor di più l'esigenza di avere un organismo esecutivo equilibrato in termini di presenze di entrambi i generi.
Copione già visto e interpretato non solo in Calabria, ma purtroppo nei Comuni di tutta Italia, tant'è che la rivista on line Ingenere.it ha lanciato una vera e propria campagna per segnalare e mappare le Giunte fuori legge e se si vanno a leggere i dati, si scopre che l'Italia non è un paese per donne.
Sul sito InGenere , scopriamo che dei soli Comuni con più di 5000 abitanti, ben 2176 (su 8.092) hanno giunte monosex, mentre le stragrande maggioranza delle giunte hanno solo una o due donne assessori, per lo più delegate proprio alle pari opportunità. Certo ci sono molte assessore donne con deleghe importanti e casi, come quello di Cagliari, dove le assessore sono più degli uomini, ma questi episodi sono percentualmente marginali e non possono permettere di creare un alibi alla politica per non sbloccare una situazione, oramai, antistorica.
La sentenza del Tar di Reggio Calabria, di qualche giorno fa, va letta in questo contesto storico-politico, perché afferma, o forse è meglio dire ribadisce, alcuni principi fondamentali:
il primo è che l'art.51 della Costituzione, che stabilisce il principio delle pari opportunità nelle cariche elettive, sia immediatamente precettivo e pertanto vincolante per l'amministratore locale, il quale non potrà più invocare la mancata previsione statutaria di un obbligo ad una composizione paritetica della Giunta, scaturendo questo obbligo direttamente da parametri normativi di rango superiore quali la Carta Costituzionale, appunto.
il secondo principio, su cui si è definitivamente espressa anche la Corte Costituzionale quest'anno, è che l'atto di nomina degli assessori non è un atto insindacabile in quanto provvedimento di natura politica, ma passibile di valutazione in sede giurisdizionale ogni qualvolta abbia violato una norma giuridica, come nel caso in questione dove il Sindaco ha disapplicato l'art. 51 della Costituzione e la legislazione vigente in materia di pari opportunità.
Infine, richiamando una pronuncia recente pronuncia del TAR Lazio, la sentenza afferma che l'interesse ad una composizione paritetica della Giunta sia di carattere generale, esorbitando quello strettamente individuale della consigliera ricorrente, “ad una equilibrata rappresentanza dei generi nella formazione di tutti gli organismi locali sì da garantire l'acquisizione alla concreta azione amministrativa, di tutto quel patrimonio, umano, culturale, sociale, di sensibilità e di professionalità, che risiede proprio nella diversità del genere”.
L'azione politica rimane naturalmente un'attività discrezionale, ma deve sempre rispettare i principi costituzionali e perseguire gli interessi della collettività, non potendo più invocare motivazioni inconsistenti sulla mancanza di donne, ma dovendo di volta in volta effettuare una vera e propria istruttoria per la ricerca di assessori di entrambi i generi, la cui esclusione dovrà rappresentare l'ultima ratio.
Finalmente, grazie all'azione giudiziaria di semplici cittadini, associazioni, consigliere di parità si sta svestendo la questione della rappresentanza di genere dal pregiudizio delle “quote rosa” e si affronta, invece, come tema di democrazia paritetica, entrando nel pieno di una stagione di fermento riformatore, dove spetta agli organi legislativi, siano essi nazionali o regionali, la capacità di cogliere le istanze della società e introdurre meccanismi correttivi di un sistema politico ingiustamente squilibrato su un sesso, partendo, innanzitutto, da un serio dibattito sulla introduzione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale.